DOCUMENTAZIONE TECNICA

CODICE DI CALCOLO STRAUS

ESEMPIO DI CALCOLAZIONE TIPO

 

 

Pilastri soggetti a presso-flessione deviata:

- EFFETTI DEL SECONDO ORDINE -

Prof. Antonio Casellato

Universita' di Padova

 

 

 

0. Generalità.

Scopo del presente studio è quello di individuare un modello agli elementi finiti che possa rappresentare correttamente il comportamento di un pilastro alto di cemento armato soggetto a presso-flessione deviata, tenendo conto anche degli effetti del secondo ordine, ovvero, l’incremento di sollecitazioni conseguente alla deformazione del pilastro stesso.

Risulta pertanto necessario eseguire un’analisi non lineare per geometria (effetti del secondo ordine) e per materiale (calcestruzzo non resistente a trazione e/o diagramma s-e non lineare). Gli elementi finiti utilizzati saranno pertanto elementi tridimensionali brick: in particolare sceglieremo elementi ad otto nodi.

 

1. Caratteristiche del pilastro.

Oggetto dello studio è un pilastro, incastrato alla base e libero in sommità, avente una sezione trasversale di 100 cm per 100 cm ed un’altezza pari a 2500 cm. L’armatura viene schematizzata con quattro elementi di 50 cm2 di superficie posti in prossimità dei vertici a 10 cm dai bordi.

Si assume un sistema cartesiano (terna di assi destrogira) di riferimento con origine in corrispondenza del baricentro della sezione di base, asse delle z verticale e diretto verso l’alto ed assi x ed y paralleli ai lati della base del pilastro.

Le forze e coppie sono applicate sulla sezione di sommità e valgono:

 

 

2. Metodo classico.

In una prima fase si esegue il calcolo degli spostamenti e tensioni secondo i metodi classici della scienza delle costruzioni. Questi risultati sono utili per valutare la correttezza dei risultati ottenuti con il metodo agli elementi finiti (risultati ovviamente approssimati) e, quindi, scegliere il modello più idoneo per raggiungere lo scopo prefissato.

Si calcolano innanzi tutto gli spostamenti della sezione di sommità, con riguardo ai soli effetti del primo ordine, nell’ipotesi di sezione completamente reagente. Essi sono:

Si indicano ora gli spostamenti, sempre del primo ordine, calcolati trascurando, come di consueto, il contributo del calcestruzzo teso. Per tale calcolo si è diviso il pilastro in tronchetti aventi un’altezza di un centimetro e considerando, per ciascuno di essi, un grado di parzializzazione costante. Essi valgono:

Spostamenti, deformazioni e tensioni del secondo ordine, calcolati dividendo il pilastro in tronchetti aventi un’altezza di un centimetro valgono.

 

 

3. Metodo agli elementi finiti.

 

3.0. Generalità.

In questo paragrafo si confrontano i risultati ottenuti assumendo diversi modelli che simulano il comportamento della struttura e variando il numero delle iterazioni di calcolo.

Il pilastro viene diviso in un numero abbastanza limitato di tronchi (in genere sarà sufficiente un numero compreso tra i cinque ed i dieci tronchi); ciascun tronco è diviso inoltre in numero sufficientemente elevato di elementi tridimensionali (brick) ad otto nodi come rappresentato in figura 1.

 

Fig. 1

 

 

Le dimensioni degli elementi brick risultano, generalmente, anomale essendo almeno una dimensione (l’altezza) di almeno un ordine di grandezza maggiore della più piccola dimensione di base.

Nel caso di presso-flessione retta una delle dimensioni della base degli elementi brick potrà essere assunta pari alla larghezza della sezione (in direzione ortogonale al piano di sollecitazione) del pilastro (si veda la figura 2).

Fig. 2

Le armature longitudinali di acciaio si schematizzano come travi prive di rigidezza flessionale e torsionale e saranno disposte lungo gli spigoli verticali degli elementi brick:: ove la posizione delle barre non coincida con gli spigolo degli elementi tridimensionali la barra potrà essere sostituita da due o più barre equivalenti.

Se si vuol garantire il mantenimento delle sezioni piane si inseriranno, in corrispondenza delle divisioni tra i vari tronchi, delle piastre aventi una perfetta deformabilità nel piano (spessore membranale nullo) ed un’infinita rigidezza al di fuori del piano della lastra (spessore flessionale molto elevato). Si ricordi che, dopo la prima iterazione la piastra non giace più nel piano x-y: si dovranno, quindi, bloccare le rotazioni attorno all’asse z.

Il pilastro in oggetto viene analizzato seguendo varie schematizzazioni. I modelli analizzati sono:

    1. Divisione in senso verticale in quattro strati aventi le seguenti altezze: 1 m, 3 m, 6 m e 15 m. Ogni tronco è diviso in100 elementi brick aventi le dimensioni di base pari a 10 cm per 10 cm.
    2. Modello come il precedente con l’aggiunta di elementi bidimensionali (piastre) in corrispondenza delle sommità dei singoli strati.
    3. Divisione in senso verticale in dieci strati di eguale altezza (2.50 m). Ogni tronco è diviso in 100 elementi brick aventi le dimensioni di base pari a 10 cm per 10 cm.
    4. Modello come il precedente con l’aggiunta di elementi bidimensionali (piastre) in corrispondenza delle sommità dei singoli strati.
    5. Divisione in senso verticale in dieci strati di eguale altezza (2.50 m). Ogni tronco è diviso in 400 elementi brick aventi le dimensioni di base pari a 5 cm per 5 cm.
    6. Modello come il precedente con l’aggiunta di elementi bidimensionali (piastre) in corrispondenza delle sommità dei singoli strati.

Per quanto concerne il calcestruzzo, non volendo eseguire un calcolo a rottura, si è assunto:

    1. Modulo di elasticità costante pari a 35000 MPa a compressione senza un limite superiore per la contrazione massima.
    2. Modulo di elasticità pari a 350 MPa per dilatazioni sino allo 0.001.
    3. Modulo di elasticità pari a 3.5 MPa per dilatazioni comprese tra i valori di 0.001 e 0.101.

3.1. Risultati ottenuti.

Tutti i modelli analizzati presentano le seguenti condizioni di vincolo:

 

3.1.1. Spostamenti del primo ordine.

Tali spostamenti vengono calcolati per valutare l’attendibilità del modello per geometria (spostamenti a sezione tutta reagente) e per schematizzazione del materiale (spostamenti a sezione parzializzata).

I risultati sono raggruppati nella sottostante tabella:

Modello

Sez. tutta reagente

Sez. parzializzata

Spost. X

Spost. Y

Spost x

Spost. Y

Mod. classico

10.464

2.990

25.425

6.421

Mod. tipo 1

9.673

2.845

23.320

6.152

Mod. tipo 2

9.672

2.844

22.276

5.880

Mod. tipo 3

10.451

2.986

25.373

6.378

Mod. tipo 4

10.449

2.986

24.552

6.262

Mod. tipo 5

10.414

2.976

25.451

6.389

Mod. tipo 6

10.450

2.986

24.626

6.272

      1. Spostamenti del secondo ordine e tensioni.

Gli spostamenti del secondo ordine in sommità (con sezione del pilastro parzializzata) e le tensione nel vertice (calcestruzzo) e nella barra più sollecitati valgono:

Modello

Spostamenti

Tensioni

Spost. X

Spost. Y

Compr. Calc.

Traz. Acciaio

Mod. classico

32.592

7.867

23.57

229.8

Mod. tipo 1

29.439

7.369

22.74

197.6

Mod. tipo 2

27.749

7.063

22.07

198.2

Mod. tipo 3

32,371

7.770

23.52

202.5

Mod. tipo 4

31.093

7.612

21.93

206.5

Mod. tipo 5

32.827

7.923

23.48

199.5

Mod. tipo 6

31.120

7.618

21.97

206.4

 

    1. Conclusioni.

Dall’analisi dei risultati riportati nel paragrafo precedente si può osservare come, con esclusione delle tensioni nell’acciaio, i valori più precisi si ottengono dai modelli privi delle piastre che garantiscono il mantenimento delle sezioni piane.

Per i rimanenti modelli si vede che i risultati sono già abbastanza precisi anche con una schematizzazione a soli quattro strati, mentre è praticamente ininfluente la suddivisione in 400 elementi per strato rispetto alla più semplice suddivisione in 100.

Le differenze percentuali, rispetto ai valori ottenuti con i metodi classici della scienza delle costruzioni, sono riportati nella tabella seguente:

Modello

Errore spostamenti

Errore tensioni

Spost. X

Spost. Y

Compr. Calc.

Traz. Acciaio

Mod. tipo 1

-9.67%

-6.33%

-3.52%

-14.01%

Mod. tipo 3

-0.68%

-1.23%

-0.21%

-11.88%

Mod. tipo 5

+0.72%

+0.71%

-0.38%

-13.19%

Si può osservare che il modello (tipo 1) a quattro strati può essere sufficiente per un primo dimensionamento e verifica del pilastro, mentre il più conveniente per una verifica più precisa è quello corrispondente al modello tipo 2 che richiede tempi di elaborazione molto più limitati, pari a circa un settantesimo, del modello più preciso tipo 3.

Una valutazione più precisa della tensione nell’acciaio si può ricavare analiticamente considerando la posizione dell’asse neutro a partire dalla tensione nel calcestruzzo.

Le intercette dell’asse neutro sugli assi cartesiani calcolate per il modello tipo 3 (dx e dy ) e confrontate con quelle ottenute mediante il calcolo tradizionale (dx e dy ) risultano:

 

La deformazione del pilastro e le tensioni alla base sono rappresentate nelle sottostanti figure 3 e 4.

Fig. 3

Fig. 4

L’anomalia dell’andamento delle tensioni nella zona centrale del pilastro è dovuta al fatto che il nodo al centro della base è vincolato nelle tre direzioni e, quindi, in questo punto agiscono, come forze concentrate, le reazioni orizzontali (dovute alle forze orizzontali applicate).

Per valutare la convergenza del metodo proposto per l’analisi dello stato di deformazione del sistema si riportano nella seguente tabella i risultati ottenuti con un numero di iterazioni crescente.

Iterazione

Spostamento x

Spostamento y

Valore di riferimento

32.592

7.867

2

26.916

7.072

4

31.351

9.345

6

32.364

7.786

8

32.374

7.777

10

32.362

7.770

12

32.351

7.767

14

32.373

7.765

16

32.369

7.767

18

32.368

7.764

20

32.370

7.770

Come si può osservare già dopo la sesta iterazione l’errore non è superiore all’1% (circa 2mm per lo spostamento maggiore ed 1 mm per quello minore). Tale errore comporta un variazione nei momenti del secondo ordine.

DMy = 2100 mN, DMy = 1050 mN.

Per valutare correttamente il significato dei suddetti errori si riportano i momenti massimi che si hanno alla base del pilastro:

 

My = 21225600 mN, My = 59138000 mN.