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Analisi ad elementi finiti del ponte di scavalcamento dell'autostrada A1 presso Reggio Emilia

Il presente articolo descrive le analisi ad elementi finiti condotte sul ponte di scavalcamento dell'autostrada A1, per condizioni transitorie, sismiche e di montaggio. Vengono inoltre presentate le analisi di stabilità non lineare sull'arco principale, sia in estrapolazione elastica, sia tenendo in conto la possibile formazione di cerniere plastiche all'imposta dell'arco stesso.

Modelli ad elementi finiti

Sulla base delle indicazioni geometriche offerte dai disegni di progetto, è stata ricostruita la geometria per piani medi delle lamiere metalliche. Gli elementi plate dell'impalcato e delle pareti laterali dell'arco sono stati creati con una procedura automatico-manuale. Il modello globale è stato utilizzato per le seguenti analisi:

  1. Analisi globali agli stati limite ultimi e di esercizio.
    Tali analisi hanno permesso di determinare lo stato ultimo tensionale sulle lamiere oltre agli stati deformativi della struttura per i carichi di esercizio.
  2. Analsi in condizioni sismiche.
    Si sono condotte analisi sismiche con riferimento sia all'approccio normativo tradizionale, sia agli ultimi sviluppi in questo campo.
  3. Analsi di stabilità globale.
    E' stata oggetto di verifica la stabilità globale dell'arco strallato in presenza ed assenza di possibile plasticità delle lamiere.
  4. Analsi di scenario per rottura di uno dei cavi verticali.
    E' stato simulato il comportamento della struttura in caso di rottura di uno dei cavi principali di sostegno.

Sono stati costituiti, inoltre, numerosi modelli di minore entità al fine di dimensionare alcune tra le attrezzature di varo e sollevamento; in particolare:

  1. Modelli ad elementi finiti delle pile di varo.
    Tali modelli hanno reso possibile il dimensionamento delle attrezzature temporanee di montaggio in tutte le relative fasi.
  2. Modello dell'avambecco.
    E' stato analizzato lo stato tensionale per le membrature dell'avambecco in relazione all'avanzamento dello stesso nelle condizioni più gravose.
  3. Modelli per le pile di sollevamento.
    E' stato analizzato il comportamento strutturale delle pile di sollevamento durante le manovre principali.
  4. Simulazione del comportamento a regime per le fasi di sollevamento e stazionamento.
    Alcune analisi nel transitorio non-lineare sono state condotte al fine di comprendere il comportamento a regime in fase di sollevamento con e senza apparecchiature di stazionamento. I risultati delle analisi sono stati inoltre utilizzati al fine di dimensionare i golfari di sollevamento.

Analisi globali per le condizioni transitorie.

Per l'analisi globale strutturale è stato costituito un modello ad elementi finiti contenente sia formulazioni plates che beams. Le analisi condotte hanno riguardato la determinazione degli inviluppi tensionali agli stati limite ultimi e quelli deformativi per gli stati limite di esercizio. Tramite lo stesso modello (o sotto-modelli generati a partire da esso) sono state studiate le condizioni di rottura dei cavi, di verifica dello stato pratico di post-tensione e di verifica delle lamiere per le operazioni di sostituzione degli appoggi. Le seguenti immagini illustrano rappresentazioni tensionali e deformative tratte dalle condizioni sopra descritte.


Figura 1 - Vista prospettica del modello globale ad elementi finiti.


Figura 2 - Inviluppo degli spostamenti nelle direzioni coordinate per le combinazioni agli stati limite di esercizio.


Figura 3 - Concentrazioni tensionali di inviluppo per le condizioni agli stati limite ultimi - Zona di imposta dell'arco con struttura di supporto.


Figura 4 - Concentrazioni tensionali di inviluppo per le condizioni agli stati limite ultimi - Zona di appoggio sotto le strutture laterali di supporto dell'arco.


Figura 5 - Concentrazioni tensionali in corrispondenza dell'arco per le condizioni di rottura di un singolo strallo.

Analisi di stabilità globale dell'arco strallato.

La richiesta di sicurezza strutturale si è tradotta nella possibilità di amplificare i carichi di compressione sull'arco senza ottenere una perdita di stabilità laterale dello stesso. A tale scopo si è scelto di utilizzare una analisi non lineare incrementale. La non linearità per geometria diviene infatti essenziale per descrivere l'effetto stabilizzante degli stralli verticali per un cambiamento di configurazione laterale dell'arco.

In relazione all'impossibilità di eseguire un'analisi di stabilità incrementale su di un sistema perfetto, è stata scelta una configurazione eccentrica di partenza opportuna (distribuzione di eccentricità accidentali). E' stata quindi condotta una prima analisi di stabilità lineare utilizzando i soli carichi permanenti. Il modo fondamentale così determinato (sbandamento laterale dell'arco strallato) è stato sovrapposto alla configurazione indeformata utilizzando una ampiezza massima dedotta dalle indicazioni offerte nelle normative consultate.


Figura 6 - Configurazione eccentrica utilizzata per simulare l'imperfezione iniziale dell'arco strallato.

Tra le differenti distribuzioni del carico mobile si sono scelte alcune condizioni tali da massimizzare la compressione media sulle lamiere superficiali dell'arco. Tali condizioni sono state amplificate in modo incrementale fino a raggiungere un valore convenzionale della perdita di rigidezza.

Una volta ottenute le precedenti curve, si è notato come il superamento delle tensioni elastiche nell'arco avrebbe potuto causare un cambiamento di schema statico (cerniere plastiche concentrate nelle sezioni di imposta) con una perdita prematura di stabilità laterale se confrontata con l'estrapolazione elastica precedentemente condotta. Una volta inserite le tabelle di comportamento tensione-deformazione (l'effetto dell'incrudimento è stato, cautelativamente, trascurato) si sono condotte analisi includendo l'effetto della non linearità per materiale.


Figura 7 - Curve di bukcling non lineare per condizioni elastiche ed elasto plastiche. Si noti la differenza di comportamento ultimo in funzione dei differenti modelli costitutivi.


Figura 8 - Distribuzione della plasticità nelle zone di imposta dell'arco durante la procedura incrementale di carico.

Analisi sismiche

L'utilizzo dei nuovi attributi presenti in Straus7 per la simulazione della massa non strutturale ha permesso la creazione di un unico modello per lo studio della risposta sia in campo statico che dinamico sismico. La particolare flessibilità laterale dell'arco strallato ha suggerito di poter tenere in conto gli effetti di non linearità geometrica anche in relazione al comportamento sismico. Tale considerazione contrasta con l'approccio modale a spettro di risposta che subisce l'onere dell'approssimazione lineare del comportamento.

Una prima analisi modale è stata, quindi, condotta utilizzando la rigidezza tangente del modello per le condizioni permanenti (effetti di geometria deformata e stress stiffening). Tale approcio consente di quantificare la riduzione del campo di frequenze proprie dell'arco principale a seguito dello stato di compressione su di esso agente.


Figura 9 - Modi di vibrazione trasversali fondamentali della struttura. Si noti l'oscillazione a frequenze distinte dell'arco principale e dell'impalcato.


Figura 10 - Modi di vibrazione verticali fondamentali della struttura.

A seguito dell'inserimento di uno spettro di risposta opportuno per la normativa/e di riferimento, è stato possibile dedurre in Straus7 la distribuzione delle forze di inerzia relative ai singoli modi fondamentali. Una procedura automatica scritta sfruttando il contributo delle API di Straus7 ha permesso di ottenere, in tempi ridotti, una serie di condizioni di carico per le singole spinte modali. Si noti che, per ogni direzione fondamentale di azione del sisma, sono stati individuati alcuni modi fondamentali (tipicamente legati ad oscillazioni rispettive dell'arco e dell'impalcato) la cui risposta non-lineare è stata combinata con tecniche tradizionali SRSS ovvero CQC.

Si sottolinea come i risultati ottenuti con la metodologia sopra descritta consentano la combinazione finale di condizioni sismiche e transitorie, avendo a che fare con quantità omogenee equilibrate. Ciò evita, nella fase successiva di dimensionamento, la complicata analisi di risultati non equilibrati soprattutto su elementi bi e tri-dimensionali.


Figura 11 - Risultati di inviluppo in condizioni sismiche.

Analisi sismiche in presenza di isolatori elastomerici

Durante la fase di dimensionamento è stata valutata la possibilità di impiego di isolatori elastomerici in sostituzione degli apparecchi tradizionali. L'utilizzo di Straus7 ha consentito la valutazione della riduzione delle forze sismiche ed associate reazioni vincolari, ad opera della variazione del campo di frequenze ottenuta in seguito all'inserimento degli isolatori.


Animazione 1 - Animazione di una delle frequenze fondamentali in presenza di isolatori. Si noti la traslazione laterale di tutto l'impalcato in relazione alla flessibilità di tali congegni.

Modelli di dettaglio

I prossimi paragrafi offrono una descrizione di alcuni dei modelli di dettaglio utilizzati per lo studio particolare del comportamento strutturale e per la quantificazione dei fenomeni affaticanti.

Modello di dettaglio - Tronchi di arco per la determinazione della vita a fatica

Durante la fase di dimensionamento delle lamiere, alcune configurazioni sono state studiate in relazione alla possibilità del verificarsi di fenomeni di fatica. Tramite le API di Straus7 sono state costituite delle procedure automatiche per il calcolo dei delta sigma affaticanti. Le procedure sopra descritte generano alcuni files che è possibile leggere direttamente in Straus7 per la visualizzazione in post-processing delle quantità ottenute.


Figura 12 - Modello di dettaglio di un tronco di arco con geometria originaria. Tale modello è stato ottenuto con l'ausilio del meshatore automatico.

Modello di dettaglio - Tronchi di impalcato per la determinazione della vita a fatica

Anche in questo caso e' stato costituito un modello di dettaglio per lo studio delle condizioni affaticanti sul solo impalcato. Il modello è stato costruito in modo rapido a partire dalla geometria CAD dei piani medi delle lamiere. Il meshatore automatico è stato, poi, utilizzato per la generazione di un numero notevole di elementi Plate/Shell quadrangolari. La soluzione del modello risulta rapida con l'utilizzo del solutore sparso.


Figura 13 - In una delle iterazioni del processo di dimensionamento e verifica della struttura, questo sotto-modello di dettaglio dell'impalcato è stato utilizzato per la determinazione della distribuzione locale di tensione.

Modello di dettaglio - Attacchi stralli-impalcato

Questi modelli di dettaglio sono stati generati per investigare il comportamento locale del collegamento degli stralli verticali all'impalcato metallico. Una struttura scatolare è stata infatti utilizzata per questo scopo.


Figura 14 - Modello di dettaglio con l'attacco degli stralli all'impalcato del ponte di scavalcamento dell'autostrada A1.

Modello di dettaglio - Verifiche locali dei profili per condizione di urto veicolare

Alcuni modelli di dettaglio sono stati creati al fine di approfondire la distribuzione tensionale locale nelle zone di collegamento della barriera di sicurezza. E' stata simulata tramite elementi di contatto (che consentono la parzializzazione della risposta) l'interazione tra la piastra di base del montante della barriera e la trave di bordo longitudinale dell'impalcato. Il comportamento di insieme dell'estradosso è stato ottenuto in Straus7 tramite la creazione di un sotto-modello, all'interno del quale è stata inserita la maglia infittita generata in automatico.


Figura 15 - Vista del modello utilizzato per la verifica tensionale del profilo di estremità in relazione alle condizioni di urto veicolare.


Figura 16 - Risultati tensionali per la situazione di urto veicolare sulla barriera di sicurezza. Si nota come venga generato un carico notevole di torsione sulla trave di bordo.

Modello di dettaglio - Lastra ortotropa

L'analisi della lastra ortotropa è stata condotta sia per le condizioni di resistenza che per quelle di fatica. Un' impronta del tipo Q1C indicata dalla normativa italiana per i ponti è stata fatta variare all'interno di alcuni campi di lastra ortotropa appoggiati sui diaframmi intermedi. I valori di inviluppo sono stati ottenuti direttamente utilizzando le funzioni di inviluppo di Straus7 (alcune condizioni globali con distribuzioni uniformi di tensione membranale sono state create e opporunamente sovrapposte). I delta massimi di tensione (delta delle tensioni principali per uno stato triassiale di tensione) sono stati invece ottenuti tramite una procedura API.
E' stato condotto uno studio sulla distribuzione opportuna di spessori oltre che sulle saldature longitudinali degli irrigidimenti.


Figura 17 - Modellazione solida della lastra ortotropa che permette di cogliere la geometria rastremata in corrispondenza di una variazione graduale dello spessore. Gli elementi solidi possono, inoltre, essere sezionati tramite un opportuno UCS e lo stato tensionale integrato rispetto al baricentro della sezione.

Modello di dettaglio - Analisi di Buckling locale delle lamiere

Il solutore di buckling lineare di Straus7 è stato utilizzato per la determinazione dei carichi critici euleriani sulle lamiere di impalcato ed arco. L'utilizzo di un'analisi FEM diviene, in questo caso, opportuna in seguito alla presenza di uno stato di tensione biassiale generico. Una volta ottenuta la tensione ideale critica tramite il modello di calcolo è stato seguito l'approccio della CNR UNI 10011 per l'esecuzione della verifica.
Tali analisi sono facilitate dalla possibilità offerta dall'ambiente Straus7 di eseguire in automatico la creazione di sotto-modelli su cui è possibile eseguire un infittimento opportuno della maglia.


Figura 18 - Modelli di dettaglio per lo studio del moltiplicatore euleriano relativo alle pareti laterali del cassone principale, ove è prevista la presenza di irrigiditori longitudinali. Si noti che durante il montaggio lo stato di tensione diviene pienamente biassiale in relazione al carico verticale trasmesso dalle rulliere.

Analisi delle fasi di montaggio e sollevamento

Alcuni modelli sono stati creati per la verifica delle attrezzature temporanee di montaggio. Esse hanno riguardato le fasi di varo dell'impalcato (si noti che l'arco metallico, appoggiato sopra l'impalcato, è stato anch'esso traslato durante le fasi di varo) e di sollevamento dell'arco.

Modelli delle pile di varo

Il comportamento delle pile di varo è stato analizzato tramite alcuni elementi prevalentemente costituiti da elementi Beam. Sono stati applicati sistemi di forze verticali, longitudinali e trasversali al fine di riprodurre gli stati sollecitativi estremi per le fasi più gravose di dimensionamento. Le seguenti figure illustrano il modello per una delle tipologie analizzate unitamente ad una foto al vero di una delle pile di varo.


Figura 19 - Immagini relative al pre e post processing per una delle pile di varo analizzate.


Figura 20 - La pila di varo e relativa rulliera da foto di cantiere.

Modello dell'avambecco

Un modello Straus7 è stato generato anche per la verifica del comportamento dell'avambecco di varo. I carichi crescenti delle rulliere per effetto dell'avanzamento progressivo sono stati applicati con modalità distribuite e concentrate. La seguente figura illustra un'animazione dove l'amplificazione della deformata consente di cogliere il carico di avanzamento nelle fasi significative. Si noti che alcune delle membrature sono state rimosse per una maggiore chiarezza di visualizzazione.


Animazione 2 - Carichi progressivi di avanzamente nel modello di avambecco.

Modelli delle pile di sollevamento PS1, PS2, PS3

Sono stati costituiti due modelli ad elementi finiti rispettivamente per le pile laterali e quella centrale. Sono state,inoltre, studiate le configurazioni maggiormente critiche relativamente alla eccentricità dei carichi verticali sulla traversa di sollevamento. Le seguenti immagini illustrano il modello ad elementi finiti unitamente alla pila reale in cantiere.


Figura 21 - Vista reale della pila centrale di sollevamento dell'arco a confronto con il modello ad elementi finiti utilizzato per l'analisi delle tensioni interne.

Modellazione nel dinamico transitorio delle fasi di sollevamento e stazionamento


Animazione 3 - Sequenza reale dell'ultima fase di sollevamento una volta eseguite le tre saldature per ripristinare la continuità dell'arco.

Le operazioni per la messa in opera dell'arco principale metallico sono state idealmente suddivise nelle seguenti fasi principali:

  1. Fasi di sollevamento.
    Tali condizioni temporanee sono caratterizzate da una durata temporale limitata. Durante queste fasi l'arco principale non è vincolato trasversalmente alle pile provvisorie.
  2. Fasi di stazionamento.
    Queste fasi sono caratterizzate da una durata temporale significativa nella quale l'arco principale rimane ad una altezza data tra due sollevamenti successivi. In tali fasi vengono utilizzati dei collegamenti trasversali tra l'arco (in corrispondenza dei golfari di sollevamento) a le pile provvisorie.

In relazione alla possibile collisione tra l'arco e le pile provvisorie a causa del vento trasversale, si è voluto analizzare il comportamento a regime durante il sollevamento. E' stato utilizzato a tal proposito il solutore non-lineare nel dinamico transitorio (si noti la labilità del modello in figura per un regime statico). La seguente figura illustra lo spostamento trasversale a regime ottenuto dall'analisi.


Figura 22 - Immagine asintottica dello spostamento trasversale dell'arco principale, a regime, in relazione al carico da vento.

La seguente animazione riproduce tutte le operazioni di sollevamento simulate, per cui è stata ottenuta la posizione trasversale a regime in condizioni di vento. Il tempo di ritorno associato al vento utilizzato in fase di manovra subisce chiaramente una opportuna riduzione.


Animazione 4 - Sequenza di sollevamento simulata attraverso modello ad elementi finiti.

Modelli di dettaglio per i golfari di sollevamento

I golfari di sollevamento e le relative bullonature sono stati dimensionati sulla base degli sforzi ottenuti nei modelli di sollevamento e stazionamento. Alcune analisi locali sono state condotte al fine di determinare lo stato tensionale nelle lamiere a cui questi congegni vengono collegati. Le immagini che seguono esemplificano tale approccio.


Figura 23 - Modello di dettaglio per la determinazione dello stato tensione locale delle lamiere dell'arco in corrispondenza dei golfari di sollevamento durante le menovre temporanee.

Procedure automatiche sviluppate con le API di Straus7

I seguenti paragrafi illustrano brevemente le procedure che sono state sviluppate ad Hoc con l'utilizzo delle API di Straus7, per eseguire in tempi brevi operazioni ripetitive.

Procedura di identificazione di uno stato pratico di post-tensione

La procedura iterativa sviluppata consente di alterare progressivamente lo stato di pre-tensione applicato agli elementi cables (formulazione catenaria) al fine di ottere un dato valore dell'azione assiale finale negli elementi. E' inoltre possibile amplificare un certo carico esterno allo scopo di determinarne il moltiplicatore che, alla post-tensione decisa, offra uno spostamento misurato. Le analisi condotte sono state non-lineari per geometria anche con cambiamento della fase costruttiva (procedura di restart).


Figura 24 - Interfaccia grafica sviluppata per la procedura di determinazione automatica dello stato pratico di post-tensione.

API - Dimensionamento delle saldature

Lo strumento sviluppato consente di determinare le tensioni su saldature anche caratterizzate da un tracciato longitudinale con curvatura. La terna locale della saldatura viene determinata una volta noto il tracciato nodale oltre agli elementi incidenti. Per ogni condizione di carico vengono restituite in ciascun punto della saldatura le tensioni normali o di taglio, parallele od ortogonali.


Figura 25 - Interfaccia sviluppata per la determinazione dello stato tensionale ultimo ed affaticante nelle saldature.

API - Determinazione dei delta massimi principali affaticanti

Come precedentemente accennato si è costituita una procedura tale da restituire i delta sigma principali per ogni punto di integrazione in elementi bi e tri-dimensionali.


Figura 26 - Interfaccia sviluppata per la determinazione dei delta sigma principali affaticanti in elementi bi e tri-dimensionali.