Una delle caratteristiche più importanti da tenere presente nella costruzione di un edificio è quella dell’isolamento termico. Ciò è necessario per fornire a chi vi abiterà il benessere termoigrometrico, ovvero una situazione di comfort del corpo umano, e per garantire una vita di esercizio corretta alle strutture. La situazione di comfort, studiata in relazione agli scambi di calore del corpo umano con il resto dell’ambiente, è determinata da diversi fattori tra cui: la temperatura dell’aria e quella delle superficie che delimitano l’ambiente. A tale scopo gli edifici sono dotati di impianti di riscaldamento per il regime invernale, e di impianti di condizionamento per quello estivo. Si definisce ponte quella parte dell’involucro edilizio dove il flusso termico si sviluppa in 2 o 3 dimensioni; ciò può essere dovuto alla geometria (angoli, etc..) o alle diverse caratteristiche dei materiali che formano l’elemento. In generale in una parete piana idealmente di lunghezza indefinita le superficie isoterme (che descrivono i vari strati di temperatura nella sezione del muro) si dispongono parallele l’una all’altra, e il flusso di calore q risulta essere monodimensionale, e in direzione perpendicolare alle isoterme. Nel caso del ponte termico ciò non avviene: la propagazione del calore va considerata in due o tre dimensioni e ciò porta ad una dispersione termica superiore rispetto al caso monodimensionale; inoltre in tali zone vi è un abbassamento della temperatura superficiale che potrebbe dare luogo a fenomeni di condensa. Il metodo di calcolo agli elementi finiti rappresenta una valida procedura per risolvere le equazioni differenziali governanti il problema, e per fornire risultati accurati. Sono stati studiati alcuni casi notevoli in 2 o 3 dimensioni, con modellazione rispettivamente a plate o brick, principalmente in regime stazionario (non dipendente dal tempo); si riportano nel seguito i grafici dell’andamento della temperatura e del flusso termico.
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