Nell'ambito specialistico della Ingegneria Forense, il nesso fra causa ed evento non può essere
semplicemente supposto, o assunto come manifestazione di sapere astratto e men che mai in veste
di postulato; esso va invece scientificamente provato -nelle condizioni particolari che connaturano il
caso di indagine- pena la censura della consulenza o della perizia, con il conseguente scardinamento
di ogni standard probatorio. Solo il supporto scientifico di una teoria, correttamente applicata dal
tecnico nel caso pratico, può conferire al filo logico da egli tenuto, un ragionevole tasso di
affidabilità, e quindi dare vigore alle conclusioni.
Partendo da queste considerazioni di ordine generale si analizzano le particolarizzazioni al caso di
dissesti che involvono le strutture voltate in muratura, quali elementi ricorrenti nelle tecniche
costruttive del passato. Si delinea il doppio comportamento, lineare in prima fase, e
progressivamente non lineare a seguire, esibito dalle volte murarie, con indicatore di passaggio
rappresentato dalla fessurazione. Si precisa il ruolo di quest'ultima in rapporto al dissesto e se ne
dettagliano le differenze concettuali, censurando metodologie pratiche di attribuzione automatica di
una data manifestazione fessurativa ad un unico e predeterminabile dissesto.
Dall'esame del modello concettuale di funzionamento delle volte murarie, quali strutture resistenti
per forma ma con forma resistente che si riduce progressivamente (strutture variate), si passa alla
disamina del problema con approccio a doppio modello, elastico lineare per la prima fase e a rottura per
l'incipiente collasso, individuandone ostacoli pratici in situazioni ricorrenti.
Si propone come approccio unico e risolutivo, quello al passo, formulato nell'alveo standard della
elasticità, seppur evidentemente non lineare, precisandone le condizioni di applicabilità ed i test di
validazione .
Si affrontano, con queste ipotesi di lavoro, due tipologie diverse, la botte e la vela . La prima viene
analizzata nella configurazione nuda ed in due tipi di veste consolidata, con i tradizionali frenelli
prima e con le più moderne fasce in FRP poi, disposte secondo opportune direzioni preferenziali. La
volta a vela viene esaminata, per brevità, nella sola configurazione nuda. Per ognuno dei modelli si
individuano gli elementi caratterizzanti la fase iniziale, in comportamento elastico, quali deformate,
mappatura delle tensioni principali max e min sia all'intradosso che all'estradosso. Superato il
guado della fessurazione, si esamina l'evoluzione del sistema strutturale con la progressiva erosione
delle zone inerti di muratura, e la conseguente variazione di stato tensionale nelle zone
maggiormente stressate. Si coglie il meccanismo di incipiente collasso, evidenziandone alcune
particolarità .
Con gli interventi di consolidamento si monitorano gli effetti raggiunti, confrontando le curve di
capacità della struttura nuda con quella consolidata con le due tecniche, confermandosi in
particolare la assoluta efficacia dell'intervento tradizionale mediante frenelli, anch'essi murari, con
copertura piana dei campi fra essi definiti (rinfianco cellulare). L'intervento di consolidamento in
FRP, dopo una breve disamina tecnologica, viene simulato mediante elementi asta non reagenti a
compressione, connessi a link alla sottostante struttura voltata. Si segue la progressiva inserzione
delle fasce, con il conseguente miglioramento delle condizioni generali di sicurezza della volta,
ottenuto grazie alla azione di contenimento delle cerniere plastiche alle reni.
Nella fase conclusiva del lavoro si affronta -a costituire valido supporto scientifico- la
comparazione fra risultati numerici e sperimentali ottenuti nella Facoltà di Ingegneria di Cassino
con quelli desumibili dalla procedura al passo utilizzata: si ottengono riscontri favorevoli e concordi
alla sperimentazione, in particolar modo per il moltiplicatore di collasso e per l'associato
meccanismo. Parole chiave : Volte. Muratura. Ingegneria Forense. Analisi non lineare.
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